sabato 14 aprile 2018

La felicità non esiste

Per anni ho portato avanti la tesi che la felicità, in fondo, non esiste.
Il ragionamento era molto semplice: se mi fermo a pensare alla mia vita, posso dirmi felice?

La risposta era sempre no.

Anche se stavo bene, se tutti gli aspetti del mio quotidiano andavano per il verso giusto, non potevo considerarmi “felice”, perché alcune cose potevano andare meglio, quindi non mi sentivo pienamente realizzato.

Avrei voluto avere voti più alti a scuola, o faticare di meno su certe materie.

Mi sarebbe piaciuto giocare meglio a basket e aiutare la squadra a vincere più partite.

E così via.


Non ero felice, perché mi mancava sempre qualcosa.

Con il passare degli anni, le cose non sono cambiate.

Dopo aver cambiato 15 datori di lavoro in poco più di due anni, con contratti da massimo 5 mesi, ho finalmente una prospettiva lavorativa stabile per un periodo medio lungo.

Sono felice?

No, perché vorrei essere più preparato sul lavoro.
Perché vorrei avere più tempo da dedicare alla scrittura e perché penso che gli 80 minuti circa che impiego per andare e tornare dall’ufficio ogni giorno sia tempo sottratto alla lettura, al divertimento, al relax.

In generale, vorrei sempre qualcosa in più e, dato che non credo di essere tanto diverso dal resto del genere umano, immagino sia una sensazione che proviamo tutti.

Pertanto, la felicità non esiste.


Forse.


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